domenica 28 giugno 2020
sabato 27 giugno 2020
C’è chi non vuole che l’emergenza covid finisca, tutte le ombre sulla pandemia
Stando ai dati dei contagi, morti, guariti e ricoverati in terapia intensiva l’emergenza coronavirus sta man mano scemando fino ad un probabile rischio zero (almeno per un periodo di tempo), ma c’è chi continua ad alimentare la paura per mantenere le limitazioni sociali.
Sembra che alcuni non vogliono rassegnarsi all’evidenza del calo costante dell’epidemia, e continuano con accanimento a sostenere che la minaccia è sempre incombente, che bisogna continuare a mantenere le limitazioni alla vita sociale.
Sembra che alcuni non vogliono rassegnarsi all’evidenza del calo costante dell’epidemia, e continuano con accanimento a sostenere che la minaccia è sempre incombente, che bisogna continuare a mantenere le limitazioni alla vita sociale.
Basti pensare a come i mass media nei giorni scorsi ci hanno allarmato sulla Cina facendo passare una situazione totalmente fisiologica e sotto controllo come “estremamente grave”. Hanno raccontato di una Pechino impegnata “in una lotta contro il tempo” per fermare il contagio, attraverso “le misure più strette, decisive e determinate”.
Andando a vedere i numeri reali dei contagi nella capitale cinese viene fuori che ci sono stati 130 casi in una settimana. 130 casi in sette giorni in una città che vanta oltre 21 milioni di abitanti. Sono stati terrorizzati gli italiani per un caso di contagiati ogni 200.000 abitanti a Pechino. Tutto questo non è normale. La vicenda è giusto che venga raccontata, ma con i modi, toni e le parole giuste in funzione della gravità della situazione. si può far passare per grave una vicenda come quella di Pechino, questo è puro terrorismo mediatico e i sospetti che abbia delle finalità sono sempre più fondati.
Per quanto riguarda l’Italia i dati ci mostrano che nell’ultima settimana di monitoraggio il numero dei contagi è salito leggermente rispetto alla settimana precedente. Nonostante ciò, il numero dei ricoverati, in particolare nelle terapie intensive, continua progressivamente a scendere, così come la mortalità. Dati alla mano ciò significa che il virus ha perso la sua aggressività, potenza e virulenza, anche se mantiene una certa facilità di trasmissione da uomo a uomo.
Nonostante l’evidenza i media in mainstream si focalizzano sui contagi (anche se poco pericolosi), e quando aumentano di poche decine gridano alla catastrofe terrorizzando gli italiani.
Non è bastata nemmeno la valutazione di un autorevole scienziato, il professor Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, una delle più prestigiose istituzioni d’Europa, che ha dichiarato in una intervista: “I nuovi positivi non sono contagiosi”. E questo perché la carica virale è diventata molto bassa.
Non è bastata nemmeno la valutazione di un autorevole scienziato, il professor Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, una delle più prestigiose istituzioni d’Europa, che ha dichiarato in una intervista: “I nuovi positivi non sono contagiosi”. E questo perché la carica virale è diventata molto bassa.
Durante una analisi dei tamponi fatti nell’istituto negri infatti è stato scoperto che gli attuali casi di positività hanno una carica virale molto bassa e quindi non contagiosa. Si tratta di positività che non hanno ricadute cliniche. I nuovi contagiati non sono persone malate, e non possono trasmettere la malattia a nessuno. Ma questo rilevantissimo particolare viene omesso, boicottato, nascosto dai principali organi di informazione.
Addirittura in Corea del Sud, il Center for Disease Prevention locale ha rintracciato 790 contatti diretti (mogli, mariti, figli, parenti, contatti stretti) di 285 persone positive al covid. Hanno fatto il tampone ai 790 riscontrando ZERO casi positivi. Questo basta a dimostrare la tesi del professor Remuzzi.
L’esistenza di nuovi positivi non deve creare alcun allarmismo: non è lo stesso tipo di positività dei mesi scorsi. Una positività che non può più dare le forme cliniche gravi che abbiamo visto nei primi tre mesi dell’epidemia.
L’esistenza di nuovi positivi non deve creare alcun allarmismo: non è lo stesso tipo di positività dei mesi scorsi. Una positività che non può più dare le forme cliniche gravi che abbiamo visto nei primi tre mesi dell’epidemia.
Invece dagli ambienti governativi si continuano ad alimentare irragionevoli paure, comportamento che desta sospetti fondati che su questa epidemia che non “deve” passare, si stiano giocando interessi politici ed economici. E si promuovono in “pompa magna” app di tracciamento e vaccini…..
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